Rispettabilissima Chiesa,
Forse saresti più rispettabile e credibile se nella tua concretezza ci fosse una maggiore coerenza.
Noi non ti conosciamo molto bene, ma sicuramente tu conosci troppo poco noi.
Siamo dei ragazzi di un piccolo paese, Novellara, e la maggior parte di noi, fin da quando eravamo piccoli, veniva da te tutte le settimane con i genitori e con i nonni per la consueta messa domenicale, anche se in famiglia c’erano però spesso situazioni piuttosto difficili da accettare: due religioni diverse, separazioni in corso.
Crescendo abbiamo però smesso quasi del tutto di venire; non perché non credevamo in Dio (ci crediamo ancora oggi, nonostante tutto) ma perché ci sembrava di perdere tempo: sempre le stesse cose, sempre i soliti riti vuoti e apparentemente senza valore.
Oggi che siamo un po’ più grandicelli vediamo di continuo in televisione, sui giornali e sui social network che nel mondo ci sono migliaia di persone affamate e disperate che vivono in condizioni disumane e che cercano di fuggire dalla guerra, dalla povertà e dall’ingiustizia sperando di trovare una nuova casa dove poter ricominciare una nuova vita.
Purtroppo però vediamo anche che c’è chi cerca di impedire tutto questo, che c’è chi vorrebbe nascondere questa gente o, ancora peggio, lasciarla morire.
Tutto questo è disumano e assolutamente contro i tuoi principi, cara Chiesa; ma a te questo interessa veramente? Perchè non prendi una posizione decisa?! Perchè non fai niente di concreto per fermare questo odio dilagante?!
In troppe occasioni, quando ci sarebbe bisogno di farsi avanti, invece non ti fai problemi a stare zitta e a lasciar parlare altri, altri che spesso parlano solo di odio e di violenza.
Ma il problema non è solo tuo.
In questa tua grande incoerenza, il problema sono anche quelli che si definiscono bravi Cristiani e che vengono a messa tutte le Domeniche, ma che per prime, appena hanno varcato la soglia del sagrato, se ne fregano, anzi, alimentano senza alcuna vergogna l’odio e la violenza che ci circondano. Tutti quanti dovremmo avere un po’ più di coscienza e di coerenza tra quello che professiamo in chiesa e quello che poi diciamo e facciamo nella vita di tutti i giorni.
Forse è per questi motivi che abbiamo smesso quasi del tutto di cercarti e di venire da te.
Ci siamo accorti che però forse è anche colpa nostra: Gesù non era certo uno che si mordeva la lingua e stava zitto di fronte alle ingiustizie, non risparmiava nemmeno una parola di critica anche alle persone più vicine a lui, ai suoi discepoli. Questo ci ha fatto riflettere; ed è per questo che abbiamo scritto questa lettera, perché abbiamo pensato che è ora di fare come Gesù e smetterla di stare zitti di fronte alle ingiustizie e all’incoerenza!
Ora non vogliamo fare di tutte le erbe un fascio; ci sono persone che ammiriamo davvero molto, come Papa Francesco; che spendono la loro vita al fianco dei più deboli, di quelli che per la società sono “gli ultimi”, proprio quegli ultimi che erano così tanto cari a Gesù. Ma queste persone sembrano davvero qualche goccia nell’oceano e il tuo vero cambiamento, cara Chiesa, ci sembra davvero tanto tanto lontano.
E a proposito di cambiamento!
Perché non parliamo un attimo del ruolo delle donne al tuo interno al giorno d’oggi?! Già 2000 anni fa, in una società assolutamente maschilista, il ruolo delle donne, come scritto nei Vangeli, era prezioso e centrale.
Oggi, fortunatamente, la società è in gran parte cambiata e le donne hanno ottenuto i diritti e il rispetto che si meritano. Vediamo però che al tuo interno sembra quasi che questi 2000 anni non siano trascorsi; ci sembra che per te sia quasi meglio che le donne continuino a limitarsi a fare le suore nei conventi o nelle case della carità. Perché non ci sono donne a guidare le tue parrocchie nei piccoli paesi come il nostro? Perché non ci sono donne a casa tua, a Roma? La società è maturata tanto in questo senso ma tu sei rimasta ancorata al passato: aprirsi alle novità a volte aiuta, cara Chiesa!
Ah! Un’ultima cosa!
Ci siamo sempre chiesti come potere e ricchezza possano aiutarti nel tuo compito di annuncio della parola di Dio, e ancora non abbiamo trovato una risposta. Per stare vicino agli altri e per far conoscere l’amore di Dio agli altri siamo convinti che non servano potere e ricchezza! Siamo abbastanza sicuri che bastino umiltà, rispetto, tenerezza, empatia, ascolto e amore. Ci sono uomini, anche non Cristiani, che hanno capito molto meglio di te questa cosa, e che hanno donato se stessi al prossimo, anche nelle piccole cose di tutti i giorni.
Ma a volte sembra che essere Cristiani ti dia qualcosa di più, qualche merito, il diritto di aver capito tutto e, addirittura, di poter giudicare chi Cristiano non è. Essere Cristiani non significa solo prendere l’ostia alla Domenica; essere Cristiani significa non dare valore e importanza alle ricchezze materiali che si hanno per lasciarsi guidare ciecamente dall’amore di Dio.
In sintesi, al giorno d’oggi non è facile avere amici, compagni di classe o familiari che ci dicono: “Come fai a credere ancora a quello che dice la Chiesa?!”, “Guarda che stai sprecando il tuo tempo ad andare in parrocchia, ad andare agli incontri, a fare il turno in oratorio, a fare il catechista o l’animatore, ad andare alla casa della carità! Potresti fare qualcosa di molto più utile e redditizio”.
E a volte noi non sappiamo davvero come rispondergli o, ancora peggio, come dargli torto.
In questi momenti ci servirebbe la tua voce, cara Chiesa, una tua parola forte e credibile, per dire loro che non devono fermarsi al concreto, alle cose materiali, che c’erano ieri e ci saranno anche domani, ma, come dice Gesù ai suoi discepoli, che è necessario trovare il tempo per prendersi cura di noi stessi e degli altri, per imparare cosa vuol dire amare ed essere amati, come figli e fratelli.
Cara Chiesa, ti chiediamo davvero di prenderti più cura della spiritualità tua e di quella di tutti gli uomini e di tutte le donne della nostra bella terra; non ti curare dei tuoi beni materiali, fa che la tua attenzione sia sempre volta al bene e alla salvaguardia di tutto il creato; fallo per noi giovani, fallo per le generazioni future; fallo per te stessa.
Un abbraccio forte, i tuoi giovani di Novellara